Nello specifico si sono evidenziate le nette intercorrenze tra gli ambiti economici, degli investimenti e, quindi, del ritorno (economico e non solo) per le imprese che decidono di declinarsi in materia ecologica. Nel solo 2018, i c.d. “green workers” sono stati 2 milioni 998 mila: si tratta di lavoratori che svolgono attività con competenze “verdi”, rappresentando il 13% dell’occupazione complessiva nazionale.
Da sottolineare come siano state più di 345 mila le aziende dell’industria e dei servizi che hanno investito in prodotti e tecnologie green al fine di abbattere il proprio impatto ambientale, economizzare in ambito energetico e limitare le emissioni di CO2, rappresentando ormai il 25% delle aziende in Italia. Già nell’anno in corso, le imprese che hanno investito (o investiranno entro la fine del 2019) in sostenibilità ed efficienza sono circa 207 mila.
Tali scelte non si dimostrano solo etiche, ma anche remunerative, portando con sé un dinamismo sui mercati anche esteri migliore rispetto al resto del sistema produttivo italiano.
Infatti:
- il 34% le imprese (tra 5 e 499 addetti) green registrato un incremento dell’export, rispetto al 27% di chi non ha investito;
- il 79% delle imprese green ha sviluppato attività di innovazione, rispetto al 43% di quelle che non hanno investito.
- il 26% adotta tecnologie 4.0, mentre tra quelle non investitrici la percentuale si assesta sull’11%.
Il ritorno di questa linea imprenditoriale è altrettanto evidente: 19,6% delle imprese green fa segnare un fatturato in netto aumento rispetto all’anno precedente, ma soprattutto il 32% del comparto manifatturiero, che decide di investire nel “green”, registra un aumento del fatturato se raffrontato con l’annualità passata ed il 28% ha ottime conseguenze alla voce “occupazione”, anch’essa in aumento rispetto all’anno precedente.