Come si ricorderà, l’Autorità nazionale di anticorruzione svolge il ruolo di verificare eventuali misure discriminatorie verso i whistleblower, ovvero i lavoratori pubblici che denunciano eventuali condotte illecite tenute durante lo svolgimento del rapporto di lavoro (L. 179/2017).
Le segnalazioni di whistleblowing si possono trasmettere all’ANAC e al Responsabile per la prevenzione della corruzione (Rpct) interno all’Amministrazione pubblica.
Le sanzioni previste vanno da 5.000 a 30.000 € in caso di misure ritorsive verso chi segnala una condotta illecita, e da 10.000 a 50.000 € in caso di mancata analisi delle segnalazioni ricevute.
Tra le ultime delibere, ha trovato posto quella in cui l’ANAC ha irrogato, per la prima volta dall’approvazione della L. 179/2017, una sanzione da 5.000 € nei confronti dei responsabili di provvedimenti ritorsivi nei confronti di un lavoratore campano.
Nel caso di specie, il whistleblower aveva denunciato i componenti dell’Ufficio procedimenti disciplinari, di cui lui stesso faceva parte, per abuso d’ufficio e omissione di atti d’ufficio. Dopo la denuncia e nel corso delle successive settimane, il dirigente aveva subito la sospensione dal servizio per 10 giorni e in seguito per altri 12 giorni, con la contestuale privazione della retribuzione.
A seguito del vaglio dei fatti, l’Autorità nazionale di anticorruzione ha ritenuto che i provvedimenti nei confronti del dirigente fossero pretestuosi e ritorsivi.