30 Settembre 2019 – La recente firma della Convenzione tra Cgil, Cisl, Uil, Confindustria, Inps e Ispettorato nazionale, in attuazione degli accordi pregressi dalle medesime parti nel TU del 2014, necessita di una chiara presa di posizione.
L’accordo, in quanto tale, ha una natura prettamente privata ed è pertanto da rifiutare categoricamente una qualsiasi valenza dello stesso per le rappresentanze sindacali non sottoscriventi o non aderenti.
Si ricorda, infatti, che nel nostro ordinamento rimane (e deve rimanere) salvaguardata la libertà di espressione anche in ambito di rappresentatività delle sigle sindacali, la cui massima esplicitazione è nell’articolo 39 della Costituzione.
Al contrario, l’accordo in oggetto, risulta, potenzialmente, gravemente lesivo delle tutele garantite alla libertà sindacale dall’articolo 39 della Carta Costituzionale.
Una potenzialità che si trasformerebbe in realtà concreta, se tale accordo dovesse acquisire una qualche valenza legale: la prima conseguenza di ciò sarebbe l’improprio sillogismo per cui, ogni contratto presente al CNEL ma non sottoscritto dalle parti contraenti l’Accordo in oggetto, sarebbe considerato un “contratto pirata”.
È però inammissibile che, qualsiasi contratto con una seppur minima variazione in peius della retribuzione o con clausole non allineate a quelle dei contratti della Triplice e Confindustria, venga considerato “pirata”.
La Convenzione, inoltre, punta a rendere obsoleto anche il concetto di “rappresentanza comparata”, presentandosi come unico polo valido della concertazione: appare chiara, una volta di più, l’insofferenza delle parti sottoscriventi verso qualsiasi forma di pluralismo sindacale.
Il vigore e l’arroganza con cui, al favorevole cambio di Governo, gli stipulanti hanno accelerato sulla Convenzione, potrebbe avere anche risvolti negativi sulla tenuta delle relazioni sociali: infatti, l’intento liberticida potrebbe acuire il già grave disagio sociale.
Il Gruppo CNAI è costretto, poi, a rilevare come l’INPS (cui spetta, in base all’accordo, la raccolta del dato “elettorale”, ovvero voti ricevuti da singolo sindacato nelle elezioni per le rappresentanze sindacali unitarie) potrebbe, sempre se la convinzione dovesse acquisire valenza legale, entrare in possesso di una miriade di dati che, a sua volta, avrebbe la possibilità di condurre ad una qualche forma di schedatura dei lavoratori e delle aziende. La minaccia più pericolosa è relativa al destino che potrebbe toccare a queste informazioni: mancano, infatti, garanzie affinché risulti proibita anche solo la possibilità di una eventuale profilazione. Profilazione che permetterebbe anche di colpire specifiche categorie o indirizzare una certa linea politica.
Si tratta di pericoli neppure scongiurabili dal cosiddetto “comitato di gestione”, previsto nel documento come garanzia, visto che lo stesso sarà composto da rappresentanti sindacali di Confindustria e Confederati.
Si rimarca, pertanto, la natura esclusiva e non inclusiva della Convenzione, giacché, per la sua stesura, si è deciso di non contemplare altre sigle sindacali. A queste viene data (eventualmente) la sola possibilità di un’adesione ex post, come ad accettare passivamente una supposta supremazia e preminenza dei sottoscriventi.
A tal proposito, sarà evidente il giudizio negativo verso tutte quelle sigle che dovessero optare per l’adesione all’accordo, sicuri del fatto che queste agirebbero per paura, non essendo, però, consapevoli del fatto che avranno in compenso solo la certezza di essere sempre escluse da qualsiasi ruolo decisionale riguardo al loro futuro.
La posizione del Gruppo CNAI nasce dalla certezza che ogni sigla sindacale dovrebbe esprimere le proprie peculiarità e non adeguarsi ai convincimenti di Confindustria e Confederati.
Chiunque dovesse aderire alla Convenzione risulterà, poi, complice di un disegno che punta a un sistema di relazioni industriali privato necessario ai sottoscrittori a garantire l’assenza di conflitti tra le loro stesse federazioni.
E’ altresì chiaro che la volontà in atto è anche quella di permettere a Confindustria di attrarre nella sua orbita diverse PMI, vera forza del territorio, per sopperire all’emorragia di grandi industrie che ha dovuto patire a seguito della originaria uscita della FIAT di Marchionne.
È un disegno che passa per la certificazione di esclusiva validità per il solo contratto stipulato dai firmatari della Convenzione, in spregio al fatto che le stesse PMI necessitino di contratti e relazioni sindacali adeguati alle loro peculiarità, le quali non risultano certo salvaguardabili dall’idea di un contratto unico.