In base alle previsioni, il PIL in Italia dovrebbe scendere di uno 0,2% nel 2019 e salire dello 0,5% nel 2020.
Le valutazioni al ribasso del rapporto OCSE trovano anche nel passato più o meno recente, l’origine dei problemi: infatti basta considerare che il PIL pro capite dell’Italia è allo stesso livello di 20 anni fa, praticamente al livello del 2000, e tuttavia più basso rispetto al picco precedente la crisi.
Il documento allarma l’Italia riguardo il bisogno di dare inizio ad un pacchetto di riforme pluriennali incentivanti la crescita.
Il rapporto, benché non bocci completamente il nuovo Reddito di Cittadinanza, precisa che «il trasferimento e le norme di ammissibilità del Reddito di Cittadinanza dovranno garantire che gli incentivi al lavoro siano rafforzati e non indeboliti. Il livello del trasferimento previsto dal programma attuale del Reddito di Cittadinanza rischia di incoraggiare l’occupazione informale e di creare trappole della povertà. La condizionalità che i trasferimenti siano subordinati a patti d’inclusione sociale e di occupazione ben concepiti e monitorati è essenziale per la transizione dei beneficiari verso l’occupazione».
L’Italia, ad ogni modo, dovrà impegnarsi per emanare una riforma dei centri per l’impiego, che dovranno rinnovarsi in particolare nelle regioni in ritardo nello sviluppo economico: su questo si basa il successo di un qualsiasi programma di reddito minimo garantito.
Il report accusa anche il netto divario tra le regioni. «I fondi per le politiche di sviluppo regionale devono sommarsi, e non sostituirsi, alle spese ordinarie. La pubblica amministrazione ordinaria deve fornire un livello più omogeneo di servizi essenziali in tutto il Paese. L’elaborazione l’attuazione di standard minimi per i servizi erogati dalle amministrazioni subnazionali, quali politiche attive per il mercato del lavoro o la gestione dei rifiuti, costituirebbero un passo nella giusta direzione».