I dati forniti dall’INPS sul pagamento della Cassa integrazione nel corso dell’emergenza COVID-19 non corrispondono alla realtà.
Infatti da una indagine del gruppo CNAI sulle aziende e soprattutto sulle PMI risulta che la maggioranza dei lavoratori non ha ancora percepito alcuna indennità.
Oltretutto lo stesso Organo di vigilanza dell’INPS ha recentemente contestato i dati forniti dal Presidente Tridico sulle Casse integrazioni pagate dall’Istituto, ridimensionando sensibilmente i numeri altalenanti che sono stati esibiti in questi giorni.
La verità è che ci troviamo nella Fase 2 della ripartenza, ma senza soldi per i lavoratori che sono stati in Cassa integrazione forzata da marzo e, che non hanno più risorse economiche, alimentando all’interno delle imprese, soprattutto di piccole dimensioni, una inutile tensione.
D’altronde le PMI non possono far fronte all’anticipo della Cassa integrazione relativamente al periodo in cui sono state ferme per il lockdown, essendo già in grande difficoltà per fronteggiare la ripresa delle attività senza alcun concreto sussidio economico.
Questa volta se non si provvederà all’erogazione in tempi rapidi delle migliaia di pratiche di Cassa integrazione, i lavoratori saranno davvero “in ginocchio” e le imprese non avranno la forza per andare avanti neanche per il breve periodo, figuriamoci in una prospettiva di ripresa a lungo termine.
In questa situazione così grave ci chiediamo quali iniziative stanno portando avanti le Organizzazioni sindacali dei lavoratori, stranamente racchiuse in un sospetto silenzio.
Il Gruppo CNAI chiede un immediato ed efficace intervento delle Istituzioni, anche mediante un commissariamento dell’INPS nell’interesse della collettività, intervento volto a fare in modo che la “potenza di fuoco” degli interventi sbandierata dal Governo non sia in realtà “a salve”.