Il dibattito sulla riduzione dell’orario di lavoro sta venendo alla ribalta in seguito alla ripartenza con la Fase 2 dopo la chiusura forzata che ha costretto molte aziende a ricorrere per i propri dipendenti agli ammortizzatori sociali previsti dal Governo per fronteggiare l’emergenza.
Il timore del CNAI è che la proposta del Ministro del Lavoro Catalfo di consentire la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario, secondo lo slogan “lavorare meno, lavorare tutti” possa trovare qualche consenso in parlamento e divenire legge dello Stato.
In sostanza il Ministro vorrebbe inserire una misura che consenta temporaneamente ai contratti collettivi aziendali e territoriali, stipulati con i sindacati più rappresentativi, di ridurre l’orario di lavoro e di convertire quota parte delle ore in percorsi di formazione, il tutto senza toccare i salari.
Tale misura così come concepita non porterebbe ad alcun beneficio alle imprese, ed a maggior ragione alle PMI, in quanto queste sarebbero costrette a sopportare i medesimi costi del lavoro a fronte di una riduzione della produttività dei propri dipendenti dovuta alla riduzione dell’orario di lavoro.
La formazione, anche se finanziata con oneri a carico del Fondo Nuove Competenze, costituito presso l’ANPAL Agenzia Nazionale delle Politiche Attive del Lavoro (secondo quanto prevede il Ministro) non sarebbe risolutiva alla problematica della ripresa per le imprese ed andrebbe, comunque, a gravare sulla fiscalità generale.
In questo momento, invece, piuttosto che far lavorare di meno i lavoratori sarebbe più utile ed efficace per l’economia del Paese far lavorare di più le imprese prevedendo misure di sostegno e defiscalizzazione incisive per consentire una più rapida ripresa delle attività.